venerdì 14 marzo 2014

NELLA TERRA DEI SAMBURU

Alcuni studiosi sostengono che le idee più diffuse non sono necessariamente quelle più vantaggiose per l'uomo, ma quelle capaci di diffondersi in maniera più efficace, con un forte potere di replicazione. L'agricoltura è certamente una di queste idee di grande successo, che l'uomo non ha faticato ad imitare e diffondere in maniera capillare, adeguandosi ad uno stile di vita sedentario. Tuttavia esistono ancora rari posti nel mondo dove si incontrano popolazioni dedite alla pastorizia, che continuano a restare fedeli ad una millenaria tradizione di nomadismo. Un esempio che abbiamo avuto la fortuna di conoscere è la tribù Samburu, per i quali il tempo si è fermato, lasciandoli indifferenti al progresso e mantenendoli fedeli alla natura, ai valori tradizionali e ai ritmi scanditi dalle fasi della giornata e delle stagioni.
I Samburu sono l'etnia più numerosa nella zona in cui ci troviamo; secondo quanto riporta la loro religione tradizionale, essi ritengono di essere stati generati sulle sponde di un piccolo lago a poca distanza da dove stiamo realizzando la nostra installazione. I Samburu hanno sviluppato un forte legame con la terra, tanto da ritenerla, assieme al bestiame, una loro esclusiva proprietà. Questo fatto non è difficile da comprendere, considerando che la loro sussistenza non si basa sullo sfruttamento della proprietà privata, bensì sulla mobilità all'interno del loro territorio, alla ricerca di acqua e di fonti di sostentamento.
Gli animali che vengono allevati dai Samburu rappresentano per loro l'unica ricchezza, il loro numero conferisce prestigio sociale e funge da valore di scambio per acquistare una moglie e suggellare il matrimonio. Un animale per qualcuno può valere addirittura più di una vita umana e molti conflitti scaturiscono proprio da contenziosi legati al bestiame.


I Samburu non sono l'unica etnia che si è stabilita in Kenya, che nel corso dei secoli ha visto l'insediamento di numerosi gruppi tribali, giunti qui dalle regioni circostanti, attratti dalle condizioni climatiche e da un ambiente tra i più favorevoli di tutta l'Africa orientale.
L'appartenenza tribale, con le relative culture e tradizioni, è un aspetto identitario di fondamentale rilevanza in questo Paese, nonché una causa di consistenti e frequenti conflitti tra tribù.
In particolare l'area in cui stiamo operando, ha subito una considerevole migrazione della truibù Turkana. I Turkana, originari dalla regione dell'omonimo lago, sono allevatori di tradizione nomade e provengono da una terra estremamente arida e povera, nella parte nord-occidentale, al confine con il Sudan. Alcuni membri di questa tribù, attratti dal suolo leggermente più fertile e da riserve di acqua per il bestiame, hanno deciso di stabilirsi nei dintorni di Maralal.
La concomitanza di Samburu e Turkana non si è rivelata affatto amichevole. I Samburu si ritengono legittimi proprietari del suolo e delle bestie e considerano loro appannaggio lo sfruttamento di tutte le risorse del loro territorio. La presenza di un'altra tribù dedita alla pastorizia, che minacciava di impoverire le scarse risorse a disposizione, rappresentava una minaccia per la sopravvivenza e per il prestigio della tribù; così i Samburu hanno proibito ai Turkana di dedicarsi all'allevamento, relegandoli ad un'attività misera e dozzinale di estrazione e vendita di carbone. Una minoranza di Turkana ha intrapreso per la prima volta semplici attività agricole cercando di adattarsi ad uno stile di vita sedentario.
Sicuramente nei prossimi giorni avremo modo di conoscere più nel dettaglio queste vicende, che per il momento possiamo solamente accennare superficialmente.

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